
Il Giapponese con la frangetta
GLI ANNI FELICI DI TSUGUHARU FOUJITA
Giuseppe ScaraffiaEra un ragazzo di Tokio e il suo sogno era vivere da pittore a Parigi. Lo realizzò: per una quindicina di anni abitò a Montparnasse dove condivise giorni e notti con altri artisti (Modigliani, Soutine, Picasso…) e con le modelle. Gentile, impassibile, presenziava da osservatore a ogni sorta di festini: alcoolici, senza bere perché era astemio, e orgiastici, senza partecipare perché il suo eros, seppure vivace, preferiva un certo grado di riservatezza. Essere giapponese non era l’unica eccentricità: si pettinava con la frangetta e indossava occhiali oversize e baffi undersize; nel suo atelier c’erano gatti e una vasca dove le modelle chiedevano di fare il bagno. Lavorava con linee fini, come nelle pitture a inchiostro giapponesi, e una tavolozza chiara; le sue opere parlavano un linguaggio semplice e immediato, che piaceva. A un certo punto tutto si guastò: vennero la fuga in America Latina per tasse non pagate, il ritorno in Giappone, la partecipazione alla propaganda del tempo di guerra, ancora l’Europa e la conversione al cattolicesimo… Ma il nome di Tsuguharu Foujita resta legato per noi a Parigi e a quella lontana stagione felice.