
Precipitevolissimevolmente
ARS FECIT SALTUM
Attilio BrilliNatura non facit saltum, “la natura non fa salti”: presa alla lettera, la frase di Leibniz è clamorosamente smentita da siti naturali come Niagara Falls o Iguazù. Diverso il caso delle Marmore: ars fecit saltum; non la natura ma l’arte – cioè l’opera dell’uomo – forzò il tranquillo fiume Velino, di sicuro abitato da ninfe, a un salto triplo, di precipizio in precipizio; accadde molto tempo fa, ai tempi in cui era console Manio Curio Dentato (271 a.C.). Se lo scopo – raggiunto – era irrigare e rendere fertile la piana reatina, col tempo i meriti di Manio Curio come agronomo furono eclissati da quelli come architetto paesaggista. All’epoca del Grand Tour la visita alla “delirante cataratta, orribilmente bella” (parole di Byron) e al suo accessorio (l’arcobaleno) era diventata un’appendice quasi obbligatoria dei soggiorni romani; e molti pittori, precursori del pleinair, facevano escursioni per ritrarre quel lusus naturae. Così veniva percepito, mentre era una testimonianza grandiosa della Roma antica, come il Colosseo.