
Astrazione con figure
EMANUELE CAVALLI SEMPLICE E SOLENNE
Fabio Benzi, Caterina Napoleone“L’arte di Piero si continua ed opera nella maggiore pittura moderna”: così Roberto Longhi aveva chiuso il saggio su Piero della francesca del 1927. Un’arte di una calma e posatezza antiche, solenne e misurata come quella del pittore di Sansepolcro, o dell’altro, che aveva affrescato la villa dei Misteri a Pompei, fu la mira costante di Emanuele Cavalli. École de Rome, “Scuola romana”: l’adesivo, che sottolineava il rapporto con la classicità, era stato applicato negli Anni Trenta da un critico francese italianisant a Cavalli e ai suoi amici Giuseppe Capogrossi e Corrado Cagli. Complessa, nebulosa, infestata dalla zizzania dell’esoterismo era la cultura dell’epoca. Cavalli la condivise, ma il suo senso limpido delle forme e degli intervalli compositivi non ne soffrì: è nel figurativo e nei suoi generi canonici, nudo e natura morta, che cercò quell’euritmia, quello spirituel dans l’art (Kandinskij) che altri cercarono nell’astrazione.