
Una Stonehenge del Caucaso
IL BARTHOLDI DI TBILISI
Antonio SoldiNel XIX secolo Frédéric Auguste Bartholdi scolpì una contadina egiziana con velo e torcia, alta 93 metri. Rappresentava L’Egitto che illumina l’Asia e doveva essere collocata all’ingresso del Canale di Suez. La cosa non si fece, ma, con modesti aggiustamenti, la contadina egiziana attraversò l’Atlantico e diventò miss America: la Statua della Libertà. Dobbiamo alcuni colossi più giovani – la statua di Pietro il Grande a Mosca (94 metri) e quella di Cristoforo Colombo ad Arecibo di Portorico (110 metri) – a un Bartholdi di Tbilisi, Zurab Konstantinovič Cereteli, morto novantunenne ad aprile di quest’anno. L’opera più impressionante di Cereteli è tuttavia un’altra, Cronache della Georgia: non una statua ma una popolazione di statue arrampicate su 16 enormi pilastri che fanno pensare a una Stonehenge dal Caucaso; un Altare della Patria che raduna le figure eminenti di una lunga storia, a cominciare da Amirani, l’eroe incatenato a una roccia che i greci chiamavano Prometeo.