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I custodi della porta

Carlo Donà
Fotografie di Roberto Bigano

I CUSTODI DELLA PORTA

Carlo Donà

Ouvrez moi cette porte oú je frappe en pleurant: con questo bellissimo alessandrino si apre Le voyageur di Guillaume Apollinaire. Non viene detto se lo sconosciuto, che da qualche tempo bussa senza ottenere risultati, usi le nocche delle dita o il picchiotto o batacchio di cui il portone è fornito. Il secondo verso suggerisce la ragione della sua richiesta di accoglienza: La vie est variable aussi bien que l’Euripe. Euripo era per gli antichi Greci il braccio di mare tra Eubea e Beozia; correnti alterne e contrarie ne rendevano pericolosa la navigazione. Se i picchiotti erano manufatti al servizio dell’estraneo che cercava riparo, con le loro forme – di serpenti, draghi, cani, leoni… – rappresentavano una messa in guardia, un avvertimento. I feroci custodi della porta erano diventati simboli innocui ma destinati a intimidire (almeno un po’); erano anche emblemi gentilizi, stemmi della casata proprietaria del palazzo e della villa. Queste pagine mostrano un assortimento di picchiotti in ferro proveniente dalla collezione Cesati di Milano, in mostra al Labirinto della Masone.