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Il dio Pane

I lussi effimeri dell’arte bianca
Stefano Salis
Fotografie di Roberto Bigano

I LUSSI EFFIMERI DELL’ARTE BIANCA

Stefano Salis

“Amate il pane / cuore della casa / profumo della mensa / gioia dei focolari”: cominciava così la “poesia” di Mussolini sul pane, immancabile nei libri di lettura per le elementari. Qualche novantenne la ricorderà. Il pane come base di uno stile di vita virtuoso, frugale e patriottico, il companatico come capriccio e peccato di gola: la politica culturale dell’epoca attingeva a un sentimento popolare antico. Invocato nelle preghiere, il pane quotidiano era sacro, degno di venerazione, quasi eucaristico. Sinora FMR non si era mai occupata di arte bianca, come viene chiamata la panificazione; questo numero colma la lacuna. Nessuno, nemmeno il più povero, si è mai accontentato dello stretto necessario; così, accanto a quello feriale, il pane modellato e decorato inghirlandava in Sardegna la tavola di feste e ricorrenze. Fare di necessità bellezza è la lezione che c’impartisce una società antica attraverso questi effimeri capolavori di un alto artigianato femminile.