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Flores para el joven caballero

Quello che dicono le pervinche
Eduardo Barba Gómez

QUELLO CHE DICONO LE PERVINCHE

Eduardo Barba Gómez

Indossa un abito di ferro con grande eleganza, ma non è un guerriero; se lo fosse porterebbe elmo e guanti d’arme; ed è giovane, estremamente giovane (ma giovane e imberbe è anche l’altro, quello che a cavallo esce dalle mura di una città). Malo mori quam foedari, “preferisco morire che essere contaminato”, sta scritto su un cartiglio in mezzo all’erba; è il motto dell’Ordine araldico dell’Ermellino, ma anche una frase che si addice all’età giovane, alla sua purezza, alle sue intransigenze. In questo consiste, per noi, il Ritratto di cavaliere di Vittore Carpaccio; ma, col suo occhio dilatato d’investigatore botanico delle opere d’arte, Eduardo Barba Gómez vede e interpreta anche altro… cose che il nostro sguardo appena sfiora: gigli, iris o giaggioli, pervinche, violette, tutto il minuzioso apparato vegetale del quadro… e questo gli consente di suggerire una lettura nuova. Molte tra le specie botaniche dipinte dal Carpaccio hanno una connotazione funeraria, quasi il pittore volesse informarci che al suo giovane eroe qualcosa di luttuoso è accaduto; è dunque possibile che tutto il quadro sia un epicedio, “un sublime e armonioso compianto fiorito”.