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Sweertsmania

Simone Facchinetti

SWEERTSMANIA

Simone Facchinetti

Per dieci anni, dal 1643 al 1653, Michiel Sweerts, fiammingo di Bruxelles, visse a Roma, in quella chicane di Via del Babuino che è via Margutta – sorta di enclave in cui si parlavano soprattutto lingue e dialetti di Fiandre o Olanda. Raffigurare la vita popolare di Roma, “falsari e guitti / e facchini, monelli, tagliaborse… / stuol d’imbriachi e gente ghiotta / e tignosi…”, senza dimenticare il folto popolo delle prostitute, era quanto chiedevano i committenti alla colonia di artisti e bohémiens, per lo più oriundi, che si era stabilita sotto le pendici del Pincio. Quell’arte, che fu detta dei “bamboccianti”, instaurava, forse per la prima volta, il rapporto tra miseria e pittoresco; benché attivo ai suoi margini, Sweerts coltivò, al contrario, un’arte varia, complessa ed enigmatica, cui non erano estranee gravità e interiorità. Riscoperto nel secolo scorso da studiosi e collezionisti come Roberto Longhi, Vitale Bloch e Giuliano Briganti, Sweerts conosce oggi la sua grande stagione nel mondo delle aste. Tutti lo cercano, tutti lo vogliono.