
Astri e cristalli
WENZEL HABLIK IL VISIONARIO
Ezio GodoliWenzel Hablik era figlio della Boemia dove, a partire dal XVI secolo, dalla fusione di sabbie quarzose, minio e carbonato potassico si era ottenuto un vetro duro, incolore, limpidissimo, chiamato “cristallo” per la somiglianza con i cristalli naturali o “di rocca”. Artigiano versatile, designer di monili, mobili, ceramiche, lampade, figurini di moda, tessuti e di altro ancora – la temperie liberty delle sua formazione scoraggiava la distinzione tra arti maggiori e minori –, nell’intestazione della sua carta da lettere Hablik si definiva tuttavia “pittore e incisore”, e in effetti è nell’esercizio di queste attività che si riflettevano la cultura e le fantasie di cui era imbevuto: un mix di utopia e fantascienza à la manière di un suo contemporaneo, lo scrittore e sognatore Paul Scheerbart, la ricostruzione del mondo in forme cristalline – essendo i cristalli, con le loro geometrie e trasparenze, modelli di perfezione –, la colonizzazione degli astri.