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Codex Analfabeticus

Tre tristi tigri
Giorgio Antei

TRE TRISTI TIGRI

Giorgio Antei

Il Nuovo Mondo, che avrebbe rivelato a quello Vecchio il pomodoro e la patata, aveva in serbo un’altra meraviglia: i libri. Si racconta della sorpresa di un indio quando si accorse che i nuovi arrivati li conoscevano già; anzi, se n’erano portati appresso un bel numero. Chiese di poterne vedere uno e, quando lo aprì, rimase di stucco: era del tutto incomprensibile! Invano l’indio vi cercò profili riconoscibili di uomini o di animali; ignorava che, mentre nei libri della sua gente la scrittura era pittura di esseri viventi o di cose (pittografia), in quello che timidamente sfogliava era “pittura di suoni”. Simmetrico fu lo stupore degli europei quando videro i libri “americani”: li giudicarono ingenui e poco interessanti, meno dei manufatti di piume variopinte usati per scacciare le mosche. Percepiti come strani e insensati, forse empi, quegli oggetti senza un mercato andarono incontro a dispersione e distruzione. Uno dei pochi sopravvissuti ha da allora asilo a Bologna, presso l’Università. Lì è ancora: si chiama Codice Cospi.