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Tétricos y graves

In ginocchio per l’eternità
António Filipe Pimentel
Fotografie di Giovanni Ricci Novara
Tristezza e disorientamento
Lettura da Théophile Gautier

IN GINOCCHIO PER L’ETERNITÀ

António Filipe Pimentel

“Poche cose vi sono in terra di Spagna ma ognuna vi sta in modo sostanziale ed eterno”: viene da pensare che questa considerazione, formulata quattro secoli più tardi da J.L. Borges, avrebbe ottenuto il like di re Filippo II che, ai margini dell’austera e desolata Sierra di Guadarrama, volle congi’'unti in un unico colossale edificio un tempio a Dio e un ritiro per la vecchiaia e la morte dei re: El Escorial. Al centro la sua famiglia e quella di suo padre Carlo V, dorate e in ginocchio per l’eternità. Oltre che celebrare monarchia e religione, quella reggia penitenziale, enorme, monotona e senza un sorriso, è rimasta nei secoli emblema di un popolo che un cliché diffuso sin dal XVI secolo (come tutti i cliché non tanto menzognero quanto parziale) definiva tétrico y grave, caratterizzato da cupezza e gravità.