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Il sogno etrusco dei Savoia

Da lucumoni a Re d’Italia: storia di una rêverie
Gabriele Reina
Fotografie di Massimo Listri

DA LUCUMONI A RE D’ITALIA: STORIA DI UNA RÊVERIE

Gabriele Reina

Era alto come un giocatore di basket e sensibile a ogni cambiamento di vento. Tra le sue fantasticherie, molte e contraddittorie, vi fu quella di essere lucumone in una Tuscia sabauda. Nella realtà era Carlo Alberto. Un Savoia. In uno dei suoi castelli, Racconigi, aveva fatto allestire dall’eclettico Pelagio Palagi (1775-1860) un’elegante stanza “all’etrusca” e l’aveva eletta a studio e ufficio. Circolava l’opinione (Carlo Alberto l’avrà condivisa) che gli Etruschi, col loro sistema di città federate, avessero contribuito all’incivilimento dell’Italia più dei Romani, con un Impero il cui ritorno sarebbe diventato, un secolo più tardi, la fantasticheria preferita di Benito Mussolini e la rovina della dinastia. Nelle stanze dedicate a un popolo gaio, colorato e misterioso, tra vignette ispirate dalle decorazioni di vasi e tombe e antichi motivi grafici rielaborati (la palmetta), il re del Piemonte si abbandonava alla rêverie.