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Piero Portaluppi in dialogo col sole

L'ora solare
Stefano Salis
Contiamo le ore serene
Lettura di Marco Ramperti introdotto da Piero Portaluppi
Il Museo Poldi Pezzoli ieri e oggi
Alessandra Quarto

L'ORA SOLARE

Stefano Salis

Un orologio rotto segna l’ora esatta due volte al giorno. Ma che ora segna un orologio solare chiuso in una vetrina di museo sotto una luce artificiale? Che cos’è il Tempo per una meridiana tenuta nel buio d’un cassetto di una teca? Al Poldi Pezzoli di Milano, accanto a Hayez e al Pollaiolo, un’elegante vetrina decorata di schemi astronomici ingabbia con grazia la collezione di antichi quadranti solari raccolti dall’architetto Piero Portaluppi, che fu a sua volta disegnatore di meridiane in un’era in cui la gran parte degli orologi già ticchettava; oggi anche gli orologi che ticchettano sono molto più rari di quelli che lampeggiano sugli schermi. Ma le lancette e le cifre digitali tengono il conto dei minuti per una convenzione artificiale, mentre gli orologi solari sono gli unici a segnare il tempo per natura: essi dipendono direttamente dal moto reciproco della Terra e del Sole. Portaluppi stesso scriveva che “la gnomonica è un dialogo con il Sole, è un colloquio con le stelle”. Senza necessità d’arte umana, e incurante anzi di essa, il Tempo traccia nel mondo la sua meridiana, la Terra è il grande quadrante del Sole, ogni singolo filo d’erba è un individuo d’un’immensa popolazione d’identici gnomoni, “l’ombra crescente d’ogni stelo vano – diceva D’Annunzio – quasi ombra d’ago in tacito quadrante”.