Orientale come un riflesso
FOLIES SALENTINE
Antonio Pepe“Attiguo a casa sua stava un palazzo moresco, denunciato dal salmastro, orientale come un riflesso sbiadito, scrostato sotto le volte degli archi e sulle cupole, abitato l’inverno da cristiani comodi che nell’estate pagana cedevano le due ali sul mare per non morire di fame. Proclamata la fine dello stato d’assedio, quel palazzo sarebbe diventato il quartier generale dei turchi che di tra le viole del cielo assolato avevano ammainato le mezzelune”. È l’incipit di Nostra Signora dei Turchi (1968) di Carmelo Bene, ambientato a Otranto, a pochi passi dal Faro di Punta Palascia, l’estremo est d’Italia. In quel ponte verso il Levante che sono i dintorni di Lecce, grande successo incontrò l’eclettismo, che esprime qui tutto il suo fascino eccentrico. Lo si trova soprattutto in ville, case al mare che sembrano palazzi d’Arabia, cortili del Nord Africa ove si penserebbe di veder discendere dalle sinuose scalee scaltri Aladini e seducenti Sheherazade piuttosto che villeggianti diretti alla spiaggia o all’aperitivo leccese. Antonio Pepe ne traccia un profilo inserendolo nell’ampio arco del “barocco eterno” di quella terra.