
“Tagasode: di chi quelle vesti?”
“TAGASODE: DI CHI QUELLE VESTI?”
Gian Carlo CalzaI paraventi, oltre a riparare dalle brezze, servono a nascondere, ma nascondere cosa? Se vi sono appoggiati indumenti femminili di grande bellezza e raffinatezza la risposta viene spontanea, e accende il desiderio. “Tagasode: di chi quelle vesti?” alle origini della letteratura giapponese un poeta formulò la domanda, che non comportava risposta. Sette secoli più tardi, in una società profondamente cambiata, artigiani geniali crearono i paraventi che è possibile ammirare in queste pagine: manufatti trasognati che toccano con estrema delicatezza la corda dell’Eros in assenza, feticista. Nel Giappone di oggi quelle fantasie hanno assunto forme più commerciali e pop, come il burusera: la vendita, persino nei supermarket, dell’intimo usato delle studentesse. Trasformazioni, comunque, attraverso le quali continua a perpetuarsi il mito dei paraventi tagasode.